RIPRENDIAMOCI IL CIBO: INCHIESTA SU ALIMENTAZIONE E SALUTE CON PIERO RICCARDI DI REPORT



Inizia nel 1976 nel cinema, poi dal 1977 per la Rai; autore e produttore televisivo dal 1977, fonda a Roma nel 1980, assieme a Michele Buono, la Aleph Film, una delle prime società indipendenti a lavorare per la Rai. Esperienza nuova che vede racchiusa in un’unica figura piú ruoli: di autore, regista, giornalista, produttore. Insieme hanno realizzato reportage, documentari, film per la tv, inchieste giornalistiche per diversi programmi Rai, tra cui Mixer (Rai 2 e Rai 3), Report (Rai 3), Speciali Tg1, Rai Educational (La Storia siamo noi), Tam Tam e Frontiere (TG1). Per Rai Edu ha scritto e diretto con Michele Buono la serie "30 anni di cronaca nera in Italia".


Con Report collabora dal 2000. Fra le più famose inchieste troviamo "Buon appetito" di qualche anno fa e quella più recente sul riso "bio". 



Interverrà al festival e parlerà DI GIORNALISMO E DI INCHIESTE, oltre a presentare il suo nuovo libro "Cibo per la mente"



Qui l'estratto di una sua intervista sul cibo:

Attorno al cibo si gioca una partita decisiva per salvare il pianeta, ma noi occidentali sembriamo non rendercene conto, intenti come siamo a desiderare e servire sulle nostre tavole, in ogni stagione, uva e pomodorini pagati a caro prezzo.


Importare un chilo di asparagi dal Perù o un chilo di ciliegie dall'Argentina che viaggiano in aereo per arrivare nel nostro piatto, significa lasciare nell'atmosfera 6 chili e mezzo di anidride carbonica emessa dai carburanti fossili. Paghiamo circa 8 euro al chilo le carote grattugiate contenute in una vaschetta di plastica, mentre a chi le produce costano solo 7 centesimi. A questo prezzo esorbitante si deve aggiungere anche il pedaggio che si paga alla natura con il massiccio uso della chimica, con l’inquinamento di aria, terra, acqua. Tutto questo per avere prodotti sempre sulle nostre tavole, ma anche sempre più cari, più scadenti dal punto di vista nutritivo e del sapore.



Sono solo due dei tantissimi esempi nei quali si racchiude l’insostenibilità del modello economico dell’agricoltura e dell’industria del cibo, così come viene concepito in Europa e negli Stati Uniti. Solo per coltivare, allevare, o produrre quello che diventerà il nostro cibo e portarlo sulle nostre tavole, emettiamo il 30 per cento dei gas serra, secondo i dati dell'Onu del Millennium Ecosystem-Assesment, che fotografa lo stato di salute del pianeta. 

L’inchiesta parte dalla domanda: cosa può fare concretamente l'agricoltura per invertire la rotta e salvare il pianeta?

Per rispondere, dobbiamo capire che non si può scindere l'agricoltura dal suo prodotto, il cibo, e come questo è commercializzato e distribuito sui banchi di supermercati e ipermercati di tutto il mondo. Se si vuole cambiare bisogna intervenire su questo tipo di sistema. E qualcosa si sta muovendo in Italia. Le parole chiave sono: mercati locali, cibi e ristoranti a Km 0, Gruppi di acquisto solidale, agricoltura senza chimica sintetica e riscoperta delle antiche varietà di prodotti. Molti agricoltori stanno dimostrando che un’agricoltura pulita è possibile e non costa di più. E un cambio di paradigma, ma non c’è più molto tempo se si vuole salvare la nostra salute e quella del pianeta.




AL FESTIVAL DELL'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
VENERDI' 22 MAGGIO 2015